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Cimice asiatica: l’impiego dei nemici naturali per contrastarla sta dando buoni risultati, ma solo le evidenze di campo potranno confermarne l’efficacia

cimice asiatica

Consorzio fitosanitario di Modena

NELLO SCORSO BIENNIO LA LOTTA BIOLOGICA AD HALYOMORPHA HALYS ATTRAVERSO L’IMPIEGO DI PARASSITOIDI OOFAGI, PICCOLI IMENOTTERI CHE DEPONGONO LE LORO UOVA IN QUELLE DI ALTRI INSETTI, È STATO UN ARGOMENTO DIBATTUTO TRA TECNICI E AGRICOLTORI E PIÙ VOLTE RIPRESO DAI MEDIA.

Se i toni usati sono stati in alcuni casi eccessivamente entusiastici è però innegabile che l’impiego di questi nemici naturali stia destando un certo interesse anche per chi da anni è impegnato nella ricerca di mezzi per contrastare un insetto invasivo e dannoso come la cimice asiatica. Fin dall’inizio il Consorzio fitosanitario di Modena è stato attivo e sensibile verso questo argomento, impiegando energie e risorse per valutare direttamente le reali potenzialità di questi insetti utili.

A partire dal 2016 in provincia di Modena sono dunque state condotte prove sperimentali, per valutare l’efficacia di parassitizzazione di due specie di parassitoidi oofagi autoctoni in seguito a rilasci in campo.

La prima specie valutata, Oencyrtus telenomicida, è un parassitoide presente nel Centro-Sud Italia, che in prove di laboratorio condotte dal Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) aveva mostrato ottime capacità di parassitizzare le ovature di H. halys. Purtroppo, il dato di laboratorio non è stato confermato dalle prove di campo svolte nel corso del 2017 e del 2018 e l’utilizzo di questo parassitoide in programmi di lotta biologica in pieno campo è stato pertanto escluso.

Il secondo insetto testato è A. bifasciatus, parassitoide generalista comunemente rilevato in condizioni naturali anche su ovature di H. halys, sebbene con percentuali di parassitizzazione piuttosto basse. Nella primavera 2018 il Consorzio fitosanitario di Modena, in accordo con il Servizio fitosanitario regionale, ha promosso la realizzazione di un progetto per valutare l’efficacia di parassitizzazione di A. bifasciatus nei confronti di H. halys a seguito di un lancio inondativo. Le prove sono state condotte dal laboratorio di entomologia applicata dell’Università di Modena e Reggio Emilia, con il supporto dei tecnici del Consorzio Fitosanitario di Modena. Per quanto si tratti di un primo approccio sperimentale, è infatti la prima prova di campo realizzata in Italia con questo parassitoide per il controllo di H. halys, i risultati ottenuti sono incoraggianti e hanno fornito indicazioni utili in vista delle prove programmate per questa stagione.

A partire dalla fine di maggio di quest’anno, grazie alla partecipazione di Bioplanet, sarà infatti possibile lanciare il parassitoide in un’area più ampia e con un numero di insetti decisamente più consistente rispetto a quanto fatto lo scorso anno. Questa prova fornirà indicazioni più precise dell’efficacia e delle reali potenzialità di lanci inondativi di A. bifasciatusin pieno campo.

Infine è importante ricordare che recentemente sono state ritrovate, in alcune regioni del Nord Italia, due specie di parassitoidi esotici provenienti dalle aree di origine della cimice.

In particolare esemplari di T. japonicus sono stati trovati in Lombardia e in Piemonte ed esemplari di Trissolcus mitsukuriisono stati trovati in Friuli Venezia Giulia e in Alto Adige.

uova di cimice asiaticaÈ noto che entrambe le specie, originarie del continente asiatico, sono nelle loro aree di origine tra i più efficaci agenti di controllo naturale della cimice asiatica ed in particolare T. japonicus arriva a devitalizzarne fino al 90% delle uova. Sebbene il successo di questi parassitoidi in un ambiente diverso rispetto a quello di origine non sia scontato, è certo che nel tempo la loro azione di parassitizzazione sommata a quella dei parassitoidi e dei predatori autoctoni potrà contribuire a limitare anche nei nostri ambienti le popolazioni di H. halys mitigandone, almeno parzialmente, gli effetti negativi sulle colture. Questi ritrovamenti non consentono, almeno per il momento, di agevolarne la diffusione su tutto il territorio (ad esempio attraverso rilasci propagativi). Le due specie, nonostante siano state trovate in campo, sono tuttora considerate esotiche e in Italia l’introduzione o la reintroduzione di organismi esotici è vietata dal DPR 8 settembre 1997 N. 357. Attualmente non è possibile prevedere quando e se sarà possibile superare questo divieto. In ogni caso è ipotizzabile che prima di arrivare a nuove decisioni saranno necessari alcuni anni di lavoro per raccogliere informazioni sulla reale diffusione di questi insetti sul territorio nazionale e per valutarne i possibili effetti negativi sull’ambiente. Trattandosi infatti di parassitoidi generalisti, cioè in grado di attaccare anche altre specie di insetti, potrebbero avere un effetto negativo sugli insetti utili naturalmente presenti nel nostro territorio.

In conclusione la speranza riposta nei parassitoidi, che fino a qualche anno fa sembrava un miraggio appare oggi più vicina. È però importante sottolineare che solo le evidenze di campo potranno confermare l’efficacia del controllo naturale e che attualmente sarebbe azzardato fare ipotesi sulla loro reale applicabilità in campo.

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