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Frutticoltore un po’ poeta, Emilio Podeschi coltiva frutti ormai dimenticati

29/09/2016 –  C’è chi in provincia di Rimini, ha abbandonato ormai da 30 anni la frutticoltura tradizionale per buttarsi in nicchie di mercato, recuperando frutti dimenticati.

Basta inoltrarsi nella campagna di Santarcangelo di Romagna, frazione di San Martino dei Mulini, per conoscere Emilio Podeschi, occhi cerulei e cappello di paglia calato sul viso, che tra una poesia dialettale sull’ Amour (termine con cui indica il gelso, albero delle more) ed un racconto di un antico mestiere contadino, ti accompagna nei suoi appezzamenti raccontandoti della sua passione per la natura.

Il giuggiolo, così ha chiamato la sua azienda proprio in onore di uno dei suoi frutti, copre circa 7 ½ ettari, di cui 4 in affitto a seminativi e il resto coltivato a frutteto. Quando, pensionato, i figli si son buttati in altri campi, invece di lasciare per sempre l’attività frutticola da cui proveniva, ha deciso di dedicarsi a questi frutti di nicchia.

Appena varcato l’ingresso del suo giardino scorgi subito un albero di pera volpona, in dialetto groisa, una pianta che lo riporta all’infanzia, quando tutte le mattine tra gennaio e febbraio la mamma ne prendeva un frutto dai travi in cucina dove era appeso a maturare, e assieme ad un pezzo di formaggio glielo dava come merenda per la scuola. “Questi alberi oggi non si trovano più ormai – racconta Emilio – perché è una pianta che commercialmente non vale niente, raccoglievi i frutti a novembre e stavano in maturazione fino a febbraio. Per tradizione c’era un pero in ogni famiglia, alberi grossi come querce, che poi con l’avvio di agricolture intensive sono stati abbattuti per dar spazio a coltivazioni più redditizie”.

La storia di Emilio è fatta di amore per la campagna e quando è arrivata l’età della pensione ha smesso di coltivare fragole, pere, mele, ciliegie e pesche e si è dedicato a frutti che richiedono minor lavoro e fatica. 

La voce più importante del fatturato per un po’ di anni sono state le giuggiole, pianta che ha origini nell’Asia orientale, ampiamente diffusa in quasi tutte le regioni italiane, talvolta anche allo stato spontaneo. Emilio in primavera raccoglieva i germogli per una casa farmaceutica di Milano che praticava la germoterapia, poi a settembre raccoglieva il frutto fresco e poi ancora, quando il frutto era passato, ne trasformava in marmellate. Ci sono state annate in cui passava i 20 quintali di prodotto, prima dell’arrivo della tremenda mosca della frutta che per alcune stagioni gli ha quasi distrutto la raccolta.

Così ha deciso di diversificare anche con altre specie di frutti come la melagrana, pianta originaria del’Iran e che si adatta ai climi siccitosi. Ha piantato una specie agrodolce proveniente dalla Calabria, che ha dato subito buoni esiti con belle pezzature dai colori intensi, con frutti che possono andare dal mezzo kg fino anche al kg di peso l’uno. Complici anche la campagne mediatiche, il melograno è passato dall’essere albero ornamentale a toccasana per le nostre diete: il frutto infatti è ricchissimo di antiossidanti, vitamina C e K, vitamine del gruppo B, proteine e carboidrati. Il melograno inoltre è ricco di potassio, ferro, calcio, magnesio, fosforo e, in misura minore, manganese e zinco.  Attenzione però, parola di Podeschi, per estrarre al meglio il suo delizioso succo, una volta tolta la buccia coriacea, il contenuto non va schiacciato né frullato così come si presenta, perché si rischia che resti la pellicina gialla che ricopre i semi: il sapore migliore lo si ha spaccandolo prima a metà, poi tolti tutti i semi li si schiaccia con il passapatate.

bosco

Emilio, a fianco di questi due frutti, ha poi sperimentato con successo la coltivazione di frutti di bosco come lamponi, in una varietà rifiorente che produce a maggio e giugno, poi di nuovo dopo l’estate, e ancora more e anche il cassis, della famiglia del ribes nero, che in Francia viene usato per farne un liquore da utilizzare per cocktail a base di champagne. Tutti i prodotti di Podeschi si trovano in vendita ai mercati agricoli di Rimini, Santarcangelo di Romagna e Villa Verucchio e ad alcune fiere come quella di San Michele a Santarcangelo a fine settembre, dove arriva a vendere anche un quintale di giuggiole, sapori apprezzati e riscoperti anche dai più giovani. Una volta che poi la raccolta di frutti si ferma, nelle stagioni invernali Podeschi è impegnato nella sua Fattoria Didattica ricavata in casa, dove insegna agli studenti a fare piccoli oggetti di una volta o a scoprire mestieri antichi di una campagna di appena l’altro ieri.

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