ROMAGNA

COMUNICATI STAMPA ROMAGNA

La Cia chiede pensioni dignitose per gli agricoltori italiani

09/02/2017 – Nelle campagne oggi c’è un’emergenza sociale che non si conosceva da prima del 1957. Cia Ravenna, in una riunione della Direzione allargata ad alcuni consiglieri dell’Anp, ha affrontato il tema pensionistico e previdenziale con Antonio Barile, Presidente del Patronato Inac e Responsabile Politiche Sociali di Cia Nazionale. «La Cia intende migliorare nettamente le pensioni degli agricoltori italiani con una proposta che vuole generare risultati per i cittadini e per gli agricoltori – ha affermato Barile  – Vogliamo una società coesa tra le categorie e tra le generazioni».

Alla riunione della Direzione della Cia provinciale di Ravenna si è discusso di pensioni e previdenza. Per l’occasione, seguendo un metodo ormai consolidato, la Cia provinciale di Ravenna ha invitato un esponente della Cia Nazionale, in questo caso Antonio Barile (Presidente del Patronato Inac e Responsabile Politiche Sociali), con lo scopo di mantenere e rafforzare quel rapporto diretto e reciproco territori-nazionale/nazionale-territori alla base del “sistema Cia”. L’obiettivo era duplice: approfondire le azioni realizzate sulle tematiche pensionistiche e previdenziali dalla Cia Nazionale, anche per mezzo del Patronato – che è il secondo tra i patronati autonomi a livello nazionale – e portare alla discussione il contributo della Cia provinciale come territorio in una logica di sistema. La riunione della Direzione per l’occasione era allargata ad alcuni componenti del Consiglio dell’Anp provinciale (l’Associazione pensionati della Cia). Definire pensioni dignitose agli agricoltori italiani, che vorrebbe dire anche favorire il ricambio generazionale e la mobilità fondiaria, è il fulcro dell’impegno e delle azioni sin qui svolte dalla Cia sulla questione pensionistica e previdenziale. Le riforme pensionistiche che si sono succedute negli ultimi venti anni, con la reintroduzione del sistema contributivo, hanno peggiorato in modo peculiare la previdenza dei coltivatori diretti e degli imprenditori agricoli professionali (Iap). Le analisi dell’Inac mettono in evidenza che dalle riforme Amato, Dini e Fornero ai pensionati italiani vengono sottratti ben 900 miliardi di Euro. La situazione delle pensioni dei coltivatori diretti e degli imprenditori agricoli professionali è riportata nella tabella seguente. Evidenziamo qui l’esempio degli agricoltori con zero contributi al 31/12/1995: con il calcolo interamente contributivo le retribuzioni di riferimento per le prime tre fasce sono di circa 276, 368, 460 Euro, non integrate al minimo e queste rappresentano l’89% dei coltivatori diretti. «Nelle campagne oggi c’è un’emergenza sociale che non si conosceva nel nostro Paese da prima del 1957, quando fu istituita la previdenza dei coltivatori diretti – ha affermato Antonio Barile – Facciamo nostra la proposta di Legge 2100 Gnecchi/Damiano, con gli opportuni miglioramenti, che prevede una pensione base di 500 euro a cui aggiungere la pensione maturata con i contributi versati. Questa proposta di legge ha il pregio di non essere corporativa, ma punta a migliorare la condizione previdenziale di tutti i lavoratori autonomi e dipendenti che con il sistema contributivo non maturano una pensione dignitosa». Molte delle azioni proposte da Associazione Nazionale Pensionati della Cia, sono state accolte e sono presenti in questa Legge di Bilancio che, per la prima volta dopo alcuni anni, come ha sottolineato Barile, «dovrebbe dare e non togliere ai pensionati». La sostenibilità previdenziale c’è e l’Inac lo dimostra: la spesa pensionistica dell’Italia è di 216 miliardi di Euro, ma al netto delle tasse è di 173 miliardi di Euro. L’entrata è di 189 miliardi, ma al netto delle tasse è di 183. L’incidenza sul Pil della spesa pensionistica, di conseguenza, in Italia è del 10,71%, molto più bassa rispetto alla media europea che è del 14%. Ancora molto il lavoro da fare, portando anche avanti il dialogo con la politica a livello nazionale e nei territori per ottenere la piena applicazione del principio della soglia minima stabilito dalla Carta europea: in base a questo le pensioni minime dovrebbero essere pari ad almeno il 40% del reddito medio nazionale e per l’Italia vorrebbe dire essere non inferiori ai 650 Euro. La discussione che si è aperta dopo l’intervento di Barile è stata molto propositiva, con numerosi interventi che hanno messo in evidenza ancora di più le preoccupazioni e la necessità che la Cia continui a farsi sentire. Sia Wiliam Signani (Anp provinciale) sia Stefano Francia (coordinatore di Agia, Associazione dei giovani imprenditori agricoli della Cia) hanno sottolineato l’urgenza che anche i giovani si approprino di questo tema e di questa lotta. Hanno proposto un convegno sul tema pensioni e previdenza organizzato da Agia a livello nazionale, con l’invito a partecipare agli onorevoli Gnecchi e Damiano, auspicando la partecipazione di molti giovani. L’intervento di Miriam Bergamo, Direttore Inac della Cia provinciale di Ravenna, ha chiarito in maniera inequivocabile l’urgenza che anche i giovani si occupino di questi temi. Temi che riguardano i giovani non solo per il loro futuro, ma che li riguardano già dal presente anche per le esigenze e i bisogni dei loro stessi genitori e/o dei nonni.

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